L’idea del fisico perfetto è ormai dominante nella nostra cultura.
Esercizi stressanti in palestra, dieta ferrea, i numeri sulla bilancia… sembrano essere dei pensieri fissi. Questi, tuttavia, danneggiano l’immagine che abbiamo di noi stessi creando una visione quasi distorta di ciò che siamo.
Sicuramente mangiar sano e praticare attività fisica comportano dei benefici ma, si sa, il troppo stroppia. Il pensiero costante del peso e dell’immagine corporea può essere un sintomo o un predittore dell’insorgere di un disturbo alimentare quale l’anoressia.
David M. Garner, Julie J. Desai, Meggan Desmond, del River Centre Clinic, si sono occupati di delineare i primi comportamenti messi in atto da persone che iniziano a mostrare segni di disturbi alimentari; tra questi, il più comune è la tendenza a riportare allergie ad alcuni alimenti o l’avversione alla consistenza di alcuni cibi.
Tutte le pazienti prese in analisi, non erano soddisfatte della loro immagine e lo specchio sembrava essere il loro peggior nemico.
I ricercatori hanno delineato due metodi per aiutare le pazienti a ricreare una nuova immagine di sé. Il primo metodo si basava su dei feedback costruttivi dati alle pazienti e la seconda strategia coinvolge direttamente le pazienti che devono osservare il proprio corpo allo specchio e provare a sviluppare una visione più oggettiva e realistica del loro peso e della loro forma fisica. Lo scopo non è semplicemente quello di vedersi meglio ma di ridefinire i criteri di peso e forma.
Alcune delle terapie proposte alle pazienti si concentravano su azioni quali: pesarsi, indossare vestiti che non nascondessero il proprio corpo e guardarsi allo specchio.
Prevenire questi disturbi è possibile. Come? In alcuni casi è sufficiente creare rapporti di amicizia con persone che non si preoccupino esclusivamente della dieta e del peso e prendendo parte a programmi di prevenzione. In casi più gravi, è necessario consultare degli specialisti.
http://Bruch, H., Perceptual and conceptual distrubances in anorexia nervosa. Psychosomatic Medicine, 1962. 24(2): p. 187-&.
@annamariagiancaspero