I disturbi alimentari maggiormente diffusi sono tre: anoressia, bulimia, binge eating.
L’anoressia porta la persona a non assumere cibo fino a raggiungere livelli di magrezza estrema e pericolosa.
La bulimia, invece, consiste nella perdita di controllo davanti al cibo con un seguente senso di colpa che porta la persona a eliminare le calorie ingerite mediante lassativi, induzione di vomito o ore intense di attività fisica.
Il binge-eating è simile alla bulimia, con la differenza, però, che la persona non prova alcun senso di colpa per l’eccesso di calorie ingerite.
Mediamente l’anoressia colpisce maggiormente il sesso femminile. Tuttavia, i disordini alimentari colpiscono anche il sesso maschile; infatti, il binge eating è diffuso ugualmente in maschi e femmine.
Le cause dei disturbi alimentari sono principalmente psicologiche.
La prima di questa è data dai tratti di personalità: tipicamente l’anoressico è perfezionista mentre il bulimico appare impulsivo.
Altra causa che porta a sviluppare un disturbo alimentare è la pressione sociale e/o familiare. Chi ad esempio pratica uno sport che pone enfasi sulla magrezza, potrebbe sentire di non corrispondere ai canoni di quello sport e comincerà a paragonarsi con gli altri compagni.
Anche gli eventi positivi potrebbero causare un disturbo alimentare, ad esempio la gravidanza e la nascita del proprio figlio.
A queste cause di aggiungono anche eventuali traumi quali abusi, mancanza di una persona cara, incidenti.
Il trattamento terapeutico in questi casi è fondamentale e, talvolta, indispensabile.
Ovviamente gli interventi terapeutici non sono standard e uguali per tutti bensì strutturati a seconda del caso e soprattutto della gravità. Ci saranno pertanto interventi mediamente brevi ed altri a lungo termine.
È importante ricordare che prima si interviene e maggiori saranno le possibilità di superare il problema con risultati soddisfacenti.
L’equilibrio psicofisico della persona è fondamentale per condurre una vita soddisfacente e felice.
Quindi, qualora quest’equilibrio venga compromesso è bene ristabilirlo il prima possibile.
Fonte: American Psychological Association