BINGE-EATING E BODY IMAGE

Il BED (binge-eating disorder) è un disturbo del comportamento alimentare.

Il disturbo si caratterizza per le abbuffate ricorrenti e fuori dal proprio controllo.

Tipicamente i criteri diagnostici del BED non tengono conto degli elementi relativi all’immagine corporea (body image).

Tuttavia, pare che alcune persone con BED abbiano anche un disturbo dell’immagine corporea.

Pertanto, è stato condotto uno studio pilota per verificare l’efficacia di una terapia cognitivo-comportamentale per superare il disturbo dell’immagine corporea in persone con BED.

La terapia consiste in diverse  sessioni di gruppo  ed individuali di 60 minuti.

In ciascuna sessione si tenta di discutere e ristrutturare i pensieri disfunzionali sulla propria immagine corporea.

Inoltre, si può adottare la tecnica della distorsione di foto. Le persone modificano una loro foto al pc, indicando la dimensione del loro corpo: attuale, percepita e ideale.

Recenti studi hanno verificato che la terapia cognitivo-comportamentale risulta efficace e di supporto in pazienti sovrappeso con BED e disturbo dell’immagine corporea.

In particolare, la terapia incrementa la motivazione dei pazienti a perder peso e/o a modificare la loro percezione corporea, rendendola più realistica.

In casi di BED e altri disturbi alimentari la terapia psicologica è funzionale per il superamento del problema e l’inizio di un nuovo percorso di benessere.

Dr.ssa Annamaria Giancaspero

Corretta Alimentazione e riduzione di malattie

Una corretta alimentazione riduce il rischio di malattie renali.

I reni sono 2 organi situati ai lati della colonna vertebrale.

Essi svolgono importanti funzioni nel nostro organismo, ad esempio:

  • Eliminano le sostanze di scarto
  • Regolano l’equilibrio idrico nel corpo
  • Regolano la concentrazione ematica di potassio, sodio, calcio magnesio
  • Producono ormoni in grado di regolare la produzione di globuli rossi

Il funzionamento di questi organi dipende, in larga parte, dall’alimentazione.

L’Università americana di Baltimora, monitorando le abitudini alimentari di alcune persone, ha stimato la probabilità di sviluppare o meno malattie renali.

Chi segue una dieta a base di vegetali ‘sani’ e riduce al minimo l’assunzione di zuccheri, ha il 14% di probabilità in meno di sviluppare malattie renali.

Chi, invece, consuma raramente alimenti vegetali ma assume elevate quantità di zuccheri, ha una probabilità dell’11% di incorrere in complicanze renali.

La dieta ideale per prevenire questa, e altre malattie, prevede un consumo di frutta, verdure a foglia verde, patate dolci e cibi integrali.

Bisogna invece evitare bibite zuccherate, succhi di frutta come sostituti della frutta, caramelle, dolci e carboidrati in eccesso.

I reni, così come altri organi del nostro corpo, dipendono dalle nostre scelte alimentari.

Più attenzione per gli alimenti vuol dire più attenzioni e cure per il nostro corpo.

Fonte: Popular Science

SCHIZZINOSI DA PICCOLI, SCHIZZINOSI DA ADULTI

Chi è schizzinoso da piccolo tenderà, con più probabilità, a diventare molto esigente a tavola da adulto.

Si sa che i bambini hanno dei gusti particolari e sono molto selettivi nelle scelte alimentari.

Chiunque avrà notato che da piccolo consuma con piacere alcuni cibi e ne elimina quasi completamente altri, a meno che i genitori non insistano e ricorrano a degli escamotage.

Tendenzialmente l’atteggiamento schizzinoso diminuisce con l’avanzare degli anni.

Maturando, il bambino dovrebbe imparare ad approcciarsi diversamente al cibo e a sperimentare nuovi sapori.

Tuttavia, alcuni bambini persistono con il loro atteggiamento selettivo e rimangono schizzinosi anche da adulti.

La Stanford University School of Medicine della California ha indagato questo curioso fenomeno.

I ricercatori hanno riscontrato che molti soggetti adulti, definiti palati molto esigenti nell’infanzia, avevano mantenuto un’alimentazione selettiva, simile a quella della tenera età.

I ricercatori non hanno trovato alcun legame con lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare (DCA) nel campione di soggetti analizzato.

L’elemento curioso e interessante rimane la rigidità mentale di alcune persone che le porta prediligere sempre gli stessi alimenti, rifiutandone altri.

Nonostante non si parli di DCA, bisogna tenere presente, che essere troppo schizzinosi potrebbe tradursi in alimentazione scorretta e malnutrizione.

Se si consumano sempre gli stessi alimenti, il nostro corpo non riceverà i nutrienti necessari per accrescersi ed essere sempre efficiente.

Variare, invece, è funzionale per il nostro corpo e ci permette anche di sperimentare nuovi gusti e sapori che potrebbero, magari, diventare i nostri preferiti.

Il consiglio, dunque, è quello di variare il più possibile la scelta dei cibi in modo da assicurare i giusti nutrienti all’organismo e non cadere nella monotonia.

Fonte: Popular Science

COME FARE A MANTENERE IL PROPRIO PESO?

Mantenere il proprio peso non sempre è facile.

Infatti, risulta difficile soprattutto per quelle persone che hanno adottato un nuovo stile alimentare che ha permesso loro di perdere diversi chili.

L’obiettivo diventa dunque quello di rendere sostenibile il piano alimentare e quello di mantenere il proprio peso.

Le strategie per farlo sono molte e, anche grazie ad alcuni studi, ne è stata dimostrata l’efficacia e la validità.

Un’importante ricerca è quella di J. Proietto e P. Sumithran, pubblicata sul Clinical Science.

Allo studio hanno partecipato uomini e donne che avevano perso circa 30 kg e avevano mantenuto costante il proprio peso per più di 5 anni. Nonostante qualche diversità, la maggior parte concorda su alcuni comportamenti chiave.

I partecipanti riportano di consumare giornalmente 1300 kcal (donne) e 1685 kcal (uomini).

Dicono anche di assumere meno del 25% di grassi in un giorno e di non saltare i pasti.

Altre strategie sono:

  • Monitorare il peso frequentemente
  • Fare colazione tutti i giorni
  • Sottoporsi regolarmente ad attività fisica percorrendo almeno 45 km a settimana o dedicando un’ora al giorno ad attività aerobiche (corsa, camminata)
  • Limitare le attività sedentarie (guardare la TV, giocare al computer)
  • Consumare ridotte quantità di grassi, cercando di evitare i grassi saturi.

La combinazione di queste strategie si è rivelata funzionale per queste persone.

I partecipanti, inoltre, riportano, maggiori livelli di energia, migliori condizioni fisiche e psichiche.

Questo ci aiuta a confermare l’idea che raggiungere degli obiettivi e mantenerli è possibile.

Sostenibilità è la parola chiave per mantenere uno stile alimentare sano e il proprio peso.

L’ALIMENTAZIONE DURANTE LA GRAVIDANZA

La gravidanza è un periodo complesso e delicato.

È una fase particolare in cui bisogna prestare attenzione a diversi fattori.

L’alimentazione è proprio un elemento su cui concentrarsi durante questo periodo della vita.

Si è soliti pensare che in gravidanza bisogna ‘mangiare per due’. Questa convinzione porta però ad assumere un quantitativo calorico maggiore di quanto in realtà sia necessario.

Ad indagare questo aspetto è stata un’Università americana che ha preso in esame più di 1000 mamme e i rispettivi figli.

I ricercatori hanno riscontrato che più della metà delle donne incinte, assumeva almeno 2025 calorie. Di queste, il 15% erano proteine, il 48% carboidrati raffinati e il 32% grassi, principalmente saturi.

Ogni aumento di 100 calorie provoca, nel bambino, un aumento di massa grassa.

Nello specifico, 3 grammi di massa grassa in più per 100 calorie di carboidrati e 11 grammi di massa grassa in più per 100 calorie di grassi saturi.

Questi dati evidenziano che, anche in gravidanza, l’alimentazione deve essere sana ed equilibrata.

L’eccessivo introito calorico, infatti, fa aumentare di peso la neomamma e fa aumentare il tessuto adiposo del nascituro.

Sicuramente in gravidanza vanno assunte delle calorie in più ma poche centinaia sono sufficienti per l’accrescimento del feto.

L’eccesso fa sempre male e, in questo caso specifico, è dannoso per la salute della mamma e del figlio.

Equilibrio e moderazione sono fondamentali anche in gravidanza!

Fonte: Popular Science

PUBERTA’ E DISTURBI ALIMENTARI

La pubertà può essere, in alcuni casi,  un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari.

La pubertà è un periodo complesso che rappresenta il momento di passaggio da bambini ad adolescenti.

Questa fase si caratterizza per la vulnerabilità e la suscettibilità dei ragazzini e delle ragazzine.

Nella pubertà  si scatena la cosiddetta ‘tempesta ormonale’.

È sicuramente un’esperienza del tutto nuova per i neo-adolescenti che stanno per diventare uomini e donne.

Proprio a causa della sua complessità e dello squilibrio ormonale, la pubertà può essere causa di un disturbo alimentare.

Uno studio del National Insitute of Child Health and Human Development ha valutato la perdita di controllo sul cibo durante la pubertà.

Lo scopo, dunque, è di indagare se i cambiamenti chimici, fisici e psicologici possono influenzare questa perdita di controllo.

I risultati dello studio mettono in luce come la pubertà rappresenti un periodo critico poiché si associa a distorsioni dell’immagine corporea, probabilità di sviluppare disturbi alimentari quali obesità e binge-eating disorder (BED).

In tutte le fasi della pubertà, le percentuali di rischio sono più o meno uguali.

Pertanto, si deduce che i cambiamenti tipici della pubertà influenzano notevolmente lo sviluppo di un disturbo alimentare caratterizzato da perdita di controllo (LOC) sul cibo.

È bene che già in questo periodo lo stile di vita e le condotte alimentari siano sane ed equilibrate.

Se non lo fossero, è fondamentale correggere e modificare le abitudini alimentari in modo da condurre una dieta varia, equilibrata e sostenibile.

Fonte: Eating Disorders Review

DISTURBI ALIMENTARI NEI DUE SESSI

I disturbi alimentari si manifestano in modi differenti nei due sessi.

Per le ragazze, il disturbo alimentare spesso  può essere legato a un disturbo dell’umore.

Lo stesso non si può dire per i ragazzi.

I ragazzi, infatti, tendono a manifestare precocemente un disturbo alimentare e raramente sviluppano  bulimia nervosa.

Le differenze tra ragazzi e ragazze, in casi di disturbi del comportamento alimentare (DCA), sono molte.

I due sessi differiscono sulle opinioni legate alla propria fisicità e al rapporto con il proprio corpo.

Mentre le ragazze sono più ossessionate dalla perdita di peso e dalle forme perfette, i ragazzi, invece, mirano allo sviluppo della massa muscolare.

Vi è, pertanto, una maggiore percentuale di ragazze con bulimia e anoressia rispetto ai ragazzi.

Per i ragazzi, invece, è più facile sviluppare la vigoressia, disturbo che causa l’ossessione per la palestra, per il corpo muscoloso e la dieta iperproteica.

Maschi e femmine non sono esattamente paragonabili, in termini di comportamento alimentare, anche a causa delle differenze nei rapporti di distribuzione del grasso corporeo.

Grazie ad una ricerca pubblicata sul Journal of Adolescent Health si riscontra che le psicopatologie associate ai disturbi alimentari sono maggiori nelle ragazze. Il genere femminile, infatti, mostra maggiori livelli di ansia e depressione associati ad un disturbo alimentare.

Le ragazze, inoltre, esercitano un maggior controllo sul cibo e sugli alimenti da scegliere.

Si nota, dunque, quanto le differenze di genere possano rappresentare una variabile importante nello sviluppo di un disturbo alimentare.

Fonte: Popular Science

JUNK FOOD E INFLUENZA DEI SOCIAL

Per junk food si intende il cosiddetto ‘cibo spazzatura’.

Si tratta di cibo altamente calorico, privo di macronutrienti ma ricco di zuccheri.

Insomma, sono quegli alimenti che quasi tutti vorremmo sempre mangiare senza però ingrassare e sviluppare malattie.

Nonostante le numerose diete di oggi e i numerosi consigli sugli stili alimentari corretti, il junk food viene preferito da gran parte della popolazione, soprattutto dai bambini.

Non vi sorprenderà, dunque, l’influenza che hanno i social sui bambini per promuovere il consumo di cibi calorici e dannosi.

Molti influencer, oltre che posare per importanti brand di moda, scattano foto a piatti prelibati e gustosi. Ogni foto di un buon cibo suscita in noi la curiosità di provarlo e di cedere ai peccati di gola.

Un’interessante ricerca ha esaminato l’influenza di diverse foto di junk food sui bambini.

È emerso che i bambini non necessariamente desiderano ciò che è contenuto nelle immagini da loro visionate. Tuttavia, basta loro osservare determinati cibi per essere indotti a desiderare pizza, snack salati, caramelle, gelato, cioccolato, ecc.…

Il consumo di junk food porta bambini e adulti ad assumere molte più calorie del dovuto. Si tratta però di ‘calorie vuote’ che non danno il giusto apporto calorico all’organismo.

Considerati i tassi di obesità, diabete, malattie cardiovascolari e disordini alimentari, è bene fare attenzione alle proprie scelte alimentari.

Concedersi uno sfizio è più che legittimo; il consiglio è quello di non eccedere, di limitare il consumo di junk food a poche occasioni e inserirlo in un percorso alimentare sano ed equilibrato.

Fonte: Pediatrics

LA FRUTTA SECCA E I SUOI BENIFICI

La frutta secca è ricca di nutrienti quali magnesio, potassio, vitamina E, fibre e calcio.

Essa comprende pistacchi, noci pecan, noci brasiliane, anacardi, nocciole, mandorle.

Di recente è stato dimostrato che un modesto consumo giornaliero di frutta secca riduca il rischio di cardiopatia e diabete.

Si parla di consumo modesto in quanto le porzioni eccessive porterebbero alla situazione opposta.

Infatti, i diabetici che ne assumono circa 28 grammi al giorno riducono del 17% il rischio di sviluppare una cardiopatia. Chi invece ne assume di più avrà meno probabilità di ridurre il rischio.

Queste evidenze derivano da uno studio dellaHarvard T.H. Chan School of Public Health di Boston.

Anche una sola porzione fa bene al cuore tanto che si consiglia di integrarla in tutte le diete.

In questo modo si possono prevenire complicazioni al cuore e anche decessi prematuri nei soggetti diabetici.

Grazie alle sue proprietà, la frutta secca migliora il controllo della glicemia e l’infiammazione.

Un piccolo consiglio è quello di preferire la frutta a guscio consumandola con la buccia esterna, ad esempio noci e nocciole. Il motivo è che la buccia esterna presenta importanti proprietà antiossidanti.

In generale, dunque, la frutta secca risulta tra le migliori alleate per le persone diabetiche.

Fonte: Popular Science

CIBO: TRA BENESSERE E SEMPLICITA’

Benessere è spesso sinonimo di semplicità.

Frutta, verdura e cereali ne sono l’esempio: nascono in natura e, se non trattati, sono alimenti assolutamente semplici e genuini.

Le proprietà della frutta e della verdura sono ben note e sappiamo che apportano benefici al nostro organismo.

Tuttavia, il consumo di alimenti genuini e semplici si sta riducendo per lasciare spazio ad alimenti ultraprocessati e poco salutari.

Questi alimenti vengono acquistati sempre di più per la loroconvenienza, facilità di preparazione e resistenza al deterioramento. Spesso sono cibi già pronti che aiutano a risparmiare tempo.

I supermercati oggi sono pieni di questi cibi altamente industrializzati e ‘convenienti’.

La convenienza, però, ha un costo.

Merendine, snack, barrette, pane, piatti pronti sono altamente calorici ma privi di sostanze nutritive.

Essi dunque danno un senso di sazietà temporaneo e non permettono al corpo di assumere tutti i nutrienti di cui necessita.

L’eccessivo consumo di questi cibi aumenta notevolmente il rischio di ipertensione, cancro e obesità.

Grazie a diversi studi è stato anche dimostrato che per ogni aumento del 10% nella proporzione di alimenti ultraprocessati nella dieta, il rischio di morte per tutte le cause è aumentato del 14%.

Una percentuale considerevole che invita tutti alla riflessione.

Mangiar sano non è sinonimo di dieta ma di benessere, salute e prevenzione.

Fonte: La Nutrizione