STRESS E MASTICAZIONE

Lo stress può giocare brutti scherzi e ne siamo tutti consapevoli. Chi è sotto stress potrebbe essere irascibile, particolarmente sensibile, stanco, nervoso e chissà quanti altri aggettivi si potrebbero utilizzare.

Ma avete mai pensato che lo stress può ricadere anche nei comportamenti alimentari e nel nostro modo di masticare i cibi?

Forse no ed è per questo motivo che vorrei citarvi uno studio molto interessante che dimostra come il cibo possa essere strettamente legato ad un aspetto così importante come lo stress.

La masticazione può avere un impatto sull’appetito e influenzare alcuni ormoni, quali il cortisolo.

E’ proprio il cortisolo l’ormone dello stress; se la normale produzione di cortisolo viene compromessa, si avranno delle notevoli conseguenze a livello metabolico.

Lo studio appena accennato vede come partecipanti soggetti sani e persone obese che vengono testate in condizioni di stress. Dopo aver osservato alcuni comportamenti dei soggetti durante un’elaborata situazione sperimentale, i ricercatori hanno evidenziato che a seconda delle condizioni di stress i soggetti tendono a masticare più o meno velocemente. Un aspetto apparentemente banale come la masticazione può dunque rivelarsi un fattore rilevante per lo stress.

Un’altra evidenza è data dal fatto che, solitamente, le persone stressate possono adottare due strategie: mangiare troppo o mangiare troppo poco. Entrambe le opzioni sono sbagliate e possono avere un impatto negativo sul fisico in generale e sulla produzione degli ormoni.

Questo studio di Herhaus e Petrowsky, così come molti altri studi, sono fondamentali per capire come cibo, stress, affetti, relazioni, socializzazione e altri fattori siano interconnessi tra di loro.

L’alimentazione è fondamentale per il benessere psico-fisico della persona e in quanto tale occorre imparare a conoscere il nostro corpo ed eventuali sintomi di malessere.

Fonte: “Stress-related laboratory eating behavior in adults with obesity and healthy weight” di Benedict Herhaus, Sebastian Päßler, Katja Petrowski

Body image e consapevolezza corporea

L’immagine corporea o Body image

è  la rappresentazione di chi pensiamo di essere, gioca un ruolo cruciale nell’autostima e proprio da questa possono dipendere i disturbi alimentari o la depressione.

Si è soliti pensare che l’idea del fisico perfetto domini nelle adolescenti e nei giovani. In realtà, la soddisfazione o insoddisfazione del proprio corpo, della propria taglia e in generale dell’immagine che si ha di sé stessi, è qualcosa che riguarda persone di ogni etnia e di tutte le età.

Non deve dunque sorprenderci il fatto che donne di 50 anni o più riflettano sulla loro immagine di sé; infatti, uno studio pubblicato nel 2013 sul Journal of Woman and Aging ha cercato di indagare sul grado di soddisfazione della propria immagine corporea nelle donne con più di 50 anni d’età.

In un campione costituito da 1800 donne americane, soltanto il 12% afferma di essere soddisfatto del proprio corpo e del Body image. Le percentuali maggiori di insoddisfazione riguardano la propria

  • pelle,
  • pancia
  •  volto
  • gambe

Nonostante molte donne si ritengano insoddisfatte, ve ne sono altre che mostrano di non avere problemi con il proprio corpo e con la loro immagine e i ricercatori notano che queste donne non subiscono l’influenza degli innumerevoli marchi di cosmetici che propongono prodotti anti-age.

Creare un’immagine positiva di sé non è sicuramente semplice e richiede del tempo ma vi possono essere alcuni metodi che aiutano ad avere una miglior consapevolezza di sé e del proprio corpo.

E’ fondamentale prendersi cura del proprio corpo come di una persona cara, di non soffermarsi solo sui difetti ma di considerare anche gli aspetti positivi e valorizzarli.

A qualunque età è importante non essere ossessionati dall’idea della perfezione fisica: è questo il primo passo per il raggiungimento di un equilibrio fisico e mentale.

Dr.ssa ANNAMARIA GIANCASPERO

Chat e disturbi del comportamento alimentare

Avreste mai pensato che una chat di gruppo possa essere d’aiuto a genitori e coppie con figli che soffrono di disturbi alimentari?

Un’interessante studio cerca di rispondere a questa domanda.

L’Università di Chicago, guidata dal dottor Roslyn Binford Hopf, nel 2013 ha condotto uno studio, durato due anni, per capire se genitori e/o coppie con figli (in un’età compresa tra i 10 e i 19 anni) che soffrono di disturbi alimentari, possano sentirsi più incoraggiati e meno angosciati condividendo la loro esperienza con persone nella loro stessa situazione.

In casi di anoressia, bulimia nervosa e altri disturbi del comportamento alimentare, il supporto familiare è fondamentale; talvolta, però, i familiari si sentono afflitti e isolati, risultando i primi ad aver bisogno di aiuto.

I ricercatori hanno elaborato una procedura semplice per permettere ai partecipanti di interagire. Mediante l’utilizzo di uno username e di una password, i soggetti accedevano ad una sessione di chat. Le sessioni previste erano 15, ciascuna di 90 minuti. Esse servivano per esprimere stati d’animo, sensazioni, metodi per affrontare la difficile situazione, difficoltà incontrate nel corso della terapia, consigli e opinioni.

In questa ricerca, le persone che hanno partecipato all’esperimento hanno fatto da ‘spalla virtuale’ e a loro volta sono state aiutate, mostrando di non sentirsi più sole e di non abbattersi nei momenti di crisi.

Il connubio tra patologie, terapie e internet risulta interessante e utile e può fungere da spunto per ricerche future.